di Maurizio Falcioni
La rinascita, come potremmo intuire è un passaggio doloroso; rinascere significa trovarsi nuovamente sotto una forte pressione, coinvolti nel tentativo di elaborare profondi contenuti inconsci. Per tutta la vita cerchiamo di rievocare memore intrauterine attraverso immagini evocative ed archetipiche; un disperato bisogno di elaborare il nostro vissuto su un piano biografico perinatale: questa elaborazione, successivamente ci permetterà di assaporare un’autenticità insperata. La ricerca dì un equilibrio psicologico su questo piano di esistenza è solo una parte dell’intero processo che ci spetta dinanzi. La rinascita da questa particolare prospettiva è un costante tentativo verso la fine di un ciclo che sembra non avere fine.
È doveroso, quando si parla di rinascita, citare l’insegnamento del Buddha, perchè il termine stesso "Buddha" non è riferito ad una persona specifica ma ad una condizione interiore di risveglio. L’insegnamento dell’illuminato vuole guidarci verso la luce del risveglio attraverso una ricapitolazione, quindi una purificazione della nostra biografia occulta (che riguarda tutto il materiale biografico rimosso perchè troppo doloroso e causa centrale di quelle che chiamiamo patologie).
La rinascita tra psicologia e tradizione
La psicologia moderna sta mostrando interesse per alcune discipline antiche, tra queste troviamo la meditazione buddhista, la ricapitolazione tholteca e più in generale lo sciamanesimo nelle sue forme di esplorazione come possiamo vedere nella tecnica di respirazione olotropica, messa a punto dallo psichiatra ceco Stanislav Grof .
Sullo spettro complessivo dei metodi che elaborano i processi inconsci si parla spesso di rivivere il trauma e quindi di rielaborarlo, per poi scioglierne il condizionamento. La ricapitolazione, come anche la respirazione olotropica centralizzano l’aspetto della rinascita. Rinasciamo ad un nuovo io senza più il peso del condizionamento legato a quel particolare evento: riviverlo ci permette di elaborarlo con maggiore consapevolezza; nello stesso modo rivivere il momento della nostra nascita equivale a rinascere.
Nell’antico insegnamento del Buddha definito, nobile ottuplice sentiero, l’individuo sottratto al proprio io diviene la personificazione del Dharma (legge universale): il suo modo di parlare e il suo muoversi nel mondo saranno espressione di verità e non più inclinazione ego-centrata. Il Buddha definisce questa condizione con le parole - entrare nella corrente – il che assomiglia ad una rinascita. L’immagine evocativa di un io che entra in una corrente cosmica riguarda principalmente le antiche popolazioni indigene con i loro rituali analogici di iniziazione, contrapponendosi alla civiltà dei consumi perduta in una continua ricerca analitica causa di separazione e giudizio. La psicologia transpersonale pone luce su questa importante distinzione, rievocando immagini archetipiche che vedono l’essere umano scisso in due emisferi cerebrali.
Lo stato di illuminazione
Unire la psicologia all’insegnamento del Buddha è qualcosa che avviene con molta semplicità. In entrambi i casi e attraverso differenti terminologie si parla di inconscio e di elaborazione del trauma, fino al raggiungimento di uno stato interiore definito con il termine nirvana. È molto interessante notare che lo stato di consapevolezza più alto che si possa raggiungere viene rappresentato in ogni tradizione e attraverso ogni tipo di rappresentazione artistica con l’immagine della luce. Questa coincidenza è interconnessa alla stessa luce che il feto percepisce dietro di sé nel momento del concepimento. L’illuminazione non è tanto riuscire a raggiungere una condizione che intuiamo possa accadere in futuro, quanto, più che altro, riuscire a rivivere completamente il passato per neutralizzare l’intera massa di negatività e condizionamenti accumulati, quelli che tecnicamente vengono definiti IAG (impatto analogico gratificante) e IAT (impatto analogico traumatico). Ovviamente è necessario sottolineare che sia l’impatto gratificante sia l’impatto traumatico vengono visti da differenti prospettive a seconda che li immergiamo in uno o l’altro contesto terapeutico. Sta di fatto però che, attraverso la meditazione profonda, alterando quindi le frequenze cerebrali dalle più alte alle più basse, i risultati che otteniamo sono gli stessi e cioè la dissoluzione dei cumuli di condizionamenti.
L'aspetto olotropico della rinascita come analizzato in questo contesto perde ogni orpello spirituale ed esoterico; la natura di questa rinascita, a differenza di altri contesti, è concreta e possibile solo per mezzo di un duro lavoro interiore che ha per natura universale una radice psicologica. È bene quindi chiarire con assoluta precisione che rinascere a questa consapevolezza, significa accorgersi della propria natura condizionata e non della propria natura superumana. Ovviamente il fine ultimo è quello dell’illuminazione, ma questa meta passa attraverso la condizione della sofferenza, della causa che la genera e della soluzione o metodo che possiamo adottare per uscirne.
Nasciamo o moriamo?
Questo approfondimento in linea con il tema della rinascita, vuole essere un tentativo di esposizione liberamente ispirato al pensiero di Joaquin Grau padre della terapia regressiva, Anateoresi. Come potete intuire, quando si esplorano questi territori, una forte mescolanza di fattori si unisce dando vita ad un sentire meno sterile e analitico, una nuova formula di emancipazione che unisce la spiritualità alla scienza.
La nascita, dal concepimento fino allo sviluppo completo del cervello, cioè fino alla completa formazione del cervello limbico e neocortice, richiama una ontogenesi che a sua volta è una filogenesi della specie umana. Ogni nascita non è altro che uno specchio capace di riflettere ad ogni buon osservatore l’intera storia dell’evoluzione umana.
Come afferma Grau, la nascita è in realtà una morte, uno straziante percorso verso le frequenze beta, quella dimensione proiettata attraverso le frequenze dell’emisfero cerebrale sinistro e che corrispondono all’aspetto cognitivo: il mondo dove i nostri genitori ci accolgono. Da questa visione analitica il neonato appare agli occhi dei “viventi” un essere nato nella spaziosità del mondo duale e il primo pianto sembra essere un dolce canto sintomo che conferma il giusto funzionamento dei polmoni. La realtà ultima invece ci comunica qualcosa di più sconcertante, un’irregolarità che principalmente viene osservata attraverso lo studio del cervello; la scissione dell’individuo in due emisferi che non hanno relazione simbiotica, non comunicano tra loro; come ci ricorda Grau citando Michael S. Gazzaniga, in The Bisected Brain : “Si lamenterebbe di più qualcuno della perdita di un buon amico che l’emisfero sinistro dell’assenza del destro”. Siamo dunque scissi all’interno di un bipolarismo organico e non possiamo uscirne con facilità, dobbiamo scegliere di rinascere ad una nuova consapevolezza, comprendere profondamente che abbiamo dimenticato, che abbiamo perduto l’aspetto ritualistico e analogico manifestato attraverso una cosmogenesi, attraverso la struttura totemica delle tribù. La nascita è di per sé una morte, come ci ricorda il Buddha: una volta che siamo morti a ciò che un tempo immemore fu, corriamo nuovamente verso la fine dei nostri giorni, qualcuno lo fa ricordando il tempo della Vita altri invece si lasciano morire.
Una completa rivoluzione
La rivoluzione completa è questo abbandono a ciò che realmente ci interessa, non il succedere dei giorni verso una prospettiva futura quanto invece un ritornare alla fonte, la luce che ci lasciamo alle spalle attraverso l’incarnazione, il doloroso processo della nascita che è già di per sé una morte: l’oscuro passaggio che inevitabilmente dobbiamo affrontare una volta arrivati al nono mese di gestazione e che rievoca in noi l’esperienza mistica della notte oscura dell’anima prima della rinascita alla coscienza non duale.
Le casistiche di regressione in anateoresi secondo il Dott. Grau parlano chiaro: i pazienti sottoposti agli stati regressivi in ISRA (induzione allo stato regressivo anateoretico) capovolgono una realtà consacrata. La nascita nel mondo beta (cognitivo-logico-razionale) appartenente all’ECS (emisfero cerebrale sinistro) è il vissuto di morte per “noi” che proveniamo dalla luce della coscienza non duale. L’unica luce che vediamo alla nascita è quella sterile e fredda di un reparto ospedaliero: questa dinamica che si ripete ormai da un secolo ha generato l’atrofizzazione completa o in parte dell’ECD (emisfero cerebrale destro) catapultandoci in un mondo analitico, privo di sostanza spirituale e separato dalla verità, incline al giudizio, posseduto dall’idea di un io separato da ciò che lo circonda: esattamente l’opposto di ciò che sperimenta un neonato ancora sotto l’influsso delle frequenze theta.
Questo profondo studio ha portato il dottor Grau a classificare il genere umano in due categorie distinte: dopo la sua lunga esperienza passata a contatto con la popolazione indigena degli auca dalla quale partorì il proprio vissuto nel libro, mi vida con los aucas, egli vide chiaramente le differenze che separano “loro” da “noi” dove “loro” hanno lasciato che il sogno dal quale proveniamo non finisse, mentre invece “noi” abbiamo fugacemente pensato di “tagliare il cordone ombelicale”.
Ritornare a vivere
Pensare che il ritorno in patria, quello del sogno da svegli o meglio del risvegliarsi nel sogno, come ci insegna la cultura toltheca, sia una faccenda da sbrigare con poche sedute di psicanalisi è un’utopia senza alcuna ragione. Quello che divise Freud da Jung fu proprio la mancanza di questo grand’angolo di vedute dove da una parte c’era l’esigenza di riportare il paziente alla centratura e riorganizzazione di un’armatura psichica in linea con le sovrastrutture di sistema, far combaciale la rotellina all’ingranaggio; dall’altra parte Jung vedeva l’interruzione dell’intero sistema condizionato tramite lo sviluppo della coscienza. Le citazioni all’ottuplice sentiero indicato dal Buddha che faccio in questo breve assunto, rispecchiano una segnaletica spontanea che emerge tra le nebbie dell’ignoranza. L’esigenza di purificare la mente attraverso la meditazione è l’inizio della fine di una lunga era glaciale che ha atrofizzato l’aspetto nucleare della nostra coscienza. Stiamo disperatamente cercando di applicare un metodo per ritornare alle memorie intrauterine e rinascere al mondo con una nuova consapevolezza.
La psicologia transpersonale e la fisica quantistica stanno dando un grosso supporto scientifico all’intuizione spirituale; il bisogno di conferme da parte degli scienziati è fondamentale perché sostanzialmente la parte del cervello alla quale parliamo è quella che riguarda l’emisfero sinistro, il cervello analitico che viaggia sulle alte frequenze beta, contrapposto alle emozioni e al sentire analogico di quello destro.
Vogliamo godere la vita centralizzando l’esigenza del piacere, dimenticando l’intrinseca relazione tra piacere e condizionamento, come il tossicodipendente che si fa di eroina per richiamare profonde memorie intrauterine, quando il feto era inondato da scariche di endorfina. Il piacere possiamo sperimentarlo soltanto dopo la rielaborazione mentale del dolore; soltanto accogliendo il grande deposito di dolore accumulato. Oltre la dualità del mondo sensoriale, aldilà del gioco di mente e materia c’è la luce dalla quale proveniamo, nel tentativo di ricordare questa luce regrediamo nel fiume della memoria, sperando di ritrovare la strada perduta.