Dieci giorni di meditazione e silenzio
La Vipassana vuole educarci a riconoscere ed osservare i nostri condizionamenti (Sankara), educare la mente alla pura osservazione equanime della transitorietà di tutti i fenomeni naturali, riconoscendo l’assoluta impermanenza ed imparare in seguito a riconoscerla direttamente nella nostra struttura corporea. Questa esperienza che il Buddha chiama Anicca è alla base dell’intero insegnamento; riconoscendo l’inconsistenza della materia in quanto impermanente, lentamente riusciamo ad indebolire la rigida struttura dell’ego che vede nella materia la sua unica fonte di sopravvivenza. L’antico insegnamento sulla Via del Nobile Sentiero appare come una successione di stazioni che il Buddha spiega dettagliatamente, esplorando ogni singola esperienza che segna il progresso del meditatore.
Durante i ritiri di meditazione Vipassana, che mediamente hanno la durata di dieci giorni per poi arrivare fino a sessanta, i meditatori sono sottoposti ad una vera e propria full immersion. Ogni giorno, avvolti da un silenzio irreale, dovranno sedersi a gambe incrociate, tranne rare eccezioni, e meditare per circa quattordici ore. Il suono del gong segnerà l’inizio della giornata e la fine di ogni sessione; alla sera un breve discorso porterà un po’ di sollievo agli animi affranti, soprattutto per i nuovi studenti che si troveranno di fronte ad una vera e propria sfida. Durante il ritiro il maestro ripete costantemente alcune parole chiave, che rappresentano il cuore dell’insegnamento: impermanenza (anicca) e consapevolezza (sati), cioè consapevolezza del sorgere e del passare dei fenomeni transitori. Saranno portati a comprendere che le sensazioni sono sensazioni e hanno la stessa caratteristica, di sorgere e passare costantemente. Chi è alla sua prima esperienza lamenta spesso forti dolori, che insorgono già dal primo giorno e che in alcuni casi diventano insopportabili. Questo dolore rappresenta “la prima nobile verità”, la verità della sofferenza che il Buddha chiama Dukkha, l’insorgere dei condizionamenti Sankhara accumulati a causa della costante tendenza a reagire con avversione. Dal grossolano al sottile, costantemente osservando la transitorietà dei fenomeni qualsiasi essi siano di qualsiasi entità ed intensità, fino al completo dissolvimento Bhanga, l’esperienza che annuncia la realtà ultima della materia: una vibrazione, una combustione di pura energia, il sorgere e passare di piccole scintille che la scienza chiama ”particelle subatomiche” e che il Buddha chiamava Kalapa. Anche se l’esperienza della dissoluzione può sembrare il raggiungimento di una meta, in realtà è un momento molto pericoloso, nel quale la mente che non è stata ancora purificata per abitudine tenderà ad attaccarsi, generando un forte condizionamento che potrà impedire al meditatore di progredire lungo il percorso. La meta è ancora lontana e ancora lunga la strada prima di raggiungere le stazioni che il Buddha indica dettagliatamente nel suo insegnamento. Bisogna arrivare all’esperienza dell’impermanenza e progredire ancora verso quella stazione dove tutti i dubbi scompaiono (Sotapanna), e davanti restano solo sette vite prima della completa liberazione. Da Sotapanna ad Anagami, e da qui ad Arahant, completamente liberati, liberi dal ciclo di rinascita.
La tecnica della Vipassana paradossalmente è solamente una parte dell’insegnamento, perchè in esso è contenuto l’insieme di un percorso chiamato “Nobile ottuplice sentiero”, all'interno del quale si snodano componenti intrinsecamente legati l’uno all'altro, con il solo unico fine di farci raggiungere la tanto agognata meta dell’illuminazione. Tutto questo è racchiuso nelDhamma, l’essenza del Buddha, la conoscenza suprema delle leggi che governano l’intero Universo. Dhamma è la legge naturale, l’Assoluto, ciò che è veramente reale. Conoscerlo significa dedicare un’intera esistenza alla pratica meditativa, con costanza e dedizione, e arrendersi completamente alla legge naturale dell’impermanenza, prendere rifugio nella triplice gemma (Buddha – Dhamma – Sanga), per sviluppare in seguito le qualità mentali di Sila, Samadhi e Panna, cioè retta condotta morale, padronanza della mente, saggezza. Il Dhamma è il centro radiante dove ogni realizzato dirige il proprio sguardo, è un sole che irradia l’intero pianeta, è il seme della buddhità che risiede dentro ognuno di noi.
Parlare di Vipassana significa aprire una tematica infinita, che in questa timida introduzione appare più che altro come una fugace occhiata sull’enorme argomento che vi è legato. Oggi questa straordinaria tecnica viene insegnata gratuitamente durante ritiri di dieci giorni, dove si pratica per circa quattordici ore al giorno mantenendo il “nobile silenzio”, al fine di fornire un imprinting della tecnica, che darà modo ad ogni studente di svilupparla ed approfondirla nel corso della propria esistenza
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