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LE FORZE AVVERSE


 

Lo studio dei testi riguardanti l'esperienza del mistico e rivoluzionario indiano Sri Aurobindo mi ha portato a conoscere e approfondire uno dei più significativi e direi "concreti" manoscritti del panorama editoriale, risalente ai primi anni '60, che vede come autore Satprem.

Questo testo ha la capacità di far conoscere i processi più sottili del cambiamento interiore, muovendosi a partire dall'origine grossolana del vitale inferiore ci spinge inevitabilmente, per mezzo di "attivazioni", verso la sopra-mente.

Proprio durante tale processo si incontrano numerose difficoltà. Il ricercatore, così come viene definito dallo stesso Satprem, colui che si avventura nel sentiero, si troverà più volte a dover affrontare repentini cambiamenti che è possibile approfondire con differenti strumenti. La psicologia può apparentemente non avere un collegamento diretto, ma un attento ricercatore si accorgerà che il "linguaggio" di Aurobindo si lega con quello psicologico.

Buona lettura.

Maurizio Falcioni

 

Brano tratto dal libro di Satprem: “SRI AUROBINDO l’avventura della coscienza”


Satprem
Satprem

[…] C’è un’altra difficoltà: le vibrazioni provenienti dagli altri o dal vitale universale non sono le sole a disturbare il ricercatore (né del resto sarebbe molto facile distinguerle una dall'altra, essendo gli individui semplici RELÈ del vitale universale, sicché le vibrazioni passano incessantemente da un relè all'altro come in un circuito chiuso). Ci sono comunque vibrazioni di un tipo particolare che si distinguono per la loro immediatezza e violenza. Il ricercatore se le sentirà piombare addosso improvvise come una mazzata; e in pochi secondi si ritroverà ad essere ‘un altro’, totalmente dimentico dei suoi fini, dei suoi sforzi, della sua ragion d’essere, come se tutto fosse stato spazzato via, spogliato di senso, distrutto.

Sono manifestazioni di quelle che Sri Aurobindo e Mère chiamano FORZE AVVERSE. Si tratta di forze molto coscienti, che sembrano avere come solo fine quello di scoraggiare il ricercatore o di farlo deviare dal cammino intrapreso. Il primo sintomo della loro comparsa è subito percepibile: la gioia si vela, si vela la coscienza e tutto viene avvolto in un’atmosfera di dramma. Quando c’è una sofferenza possiamo stare certi che li si nasconde il nemico.

Il dramma è lo scenario prediletto delle forze avverse, poiché è nel dramma che possono fare più danni. Ma esse hanno dentro di noi un vecchio alleato che, nostro malgrado, ama il dramma anche quando gridiamo ‘basta!’.

Di solito, la prima cosa che fanno le forze avverse è spingerci a decisioni improvvise, estreme, irrevocabili, che ci allontanino il più possibile dalla strada che abbiamo scelto: è una vibrazione via via sempre più martellante, che esige di concretizzarsi IMMEDIATAMENTE. In altri casi si metterà a smontare, con notevole abilità, tutto il meccanismo della nostra ricerca per dimostrarci che ci stiamo illudendo e che non arriveremo mai a niente.

In altri ancora, ed è il caso più frequente, ci faranno cadere in uno stato di depressione, con l’aiuto di un altro ben noto alleato che Sri Aurobindo chiama L’UOMO DI DOLORE: un tipo che si ricopre di un settulplice mantello di tragedia e di tristezza e che non sentirebbe nessuna ragione di esistere se non potesse essere immensamente infelice.

Tutte queste vibrazioni di disordine, che chiamiamo la NOSTRA tristezza o i NOSTRI guai, producono subito un risultato: indeboliscono o disfano la nostra distesa di neve protettiva, aprendo appunto la porta alla forze avverse, le quali hanno mille modi per attaccarci – perché è proprio di ATTACCHI che si tratta, tanto più accaniti quanto più ci vedono determinati nel perseguire il nostro fine. Se qualcuno crede che sia un’esagerazione, vuol dire che non ha mai tentato di progredire.

Finché avanziamo intruppati nel gregge, infatti. la vita è relativamente facile, coi suoi alti e bassi (mai troppo bassi e nemmeno troppo alti). Ma appena dal gregge cerchiamo di uscirne ecco saltar fuori mille forze che hanno il massimo interesse a farci ‘fare come tutti gli altri’. Scopriamo allora quanto la nostra prigione sia ben custodita. Scopriamo anche che siamo capaci di scivolare altrettanto in basso di quanto riusciamo a salire in alto, e che in realtà i nostri abissi sono esattamente proporzionali alle nostre altezze: sono tante le scaglie che ci cadono dagli occhi. Insomma, con un minimo di onestà ci rendiamo conto che siamo proprio capaci di tutto e che, come dice Sri Aurobindo, la nostra virtù è pretenziosa impurità.

Bisogna non aver mai fatto un passo fuori dalla personalità di facciata per nutrire qualche illusione in proposito.

A queste forze avverse, nella storia spirituale del mondo, sono stati dati una quantità di nomi demoniaci e oscuri, come se loro fossero lì unicamente per far dannare il ricercatore e per mettere senza ragione nei guai la brava gente.

La realtà è un po’ diversa: dove potrebbe essere il diavolo se non in Dio?

E se non fa parte di Dio, allora in Dio resta ben poco, dato che questo mondo – ma gli altri mondi non sono meglio – è davvero piuttosto malvagio. Non resta quindi granché di puro, tranne forse un punto matematico, invisibile e senza dimensione.

L’esperienza ci mostra però che queste forze perturbatrici hanno un loro posto nell'economia universale e che ci possono disturbare solo a livello della nostra piccola coscienza momentanea, e per giunta con un preciso fine. Prima di tutto sono lì per colpirci nel punto debole dell’armatura: se fossimo saldi e tutti d’un pezzo, non potrebbero sfiorarci neanche per un attimo. In secondo luogo, se invece di star lì a lamentarci e ad accusare il diavolo o la cattiveria del mondo, cominceremo – grazie proprio alle loro interferenze – a guardarci dentro, ci accorgeremo che ognuno di questi attacchi ha smascherato una delle innumerevoli ‘disonestà da uomo onesto’; o, come si esprime Mère, ha sollevato un poco quei cappottini che ci buttiamo addosso per non vedere.

Cappottini, o cappottacci, che non ricoprono solo le nostre pustole, ma quelle di tutti: le piccole insufficienze e le enormi sufficienze di ciascuno. E se a volte le forze perturbatrici ce li strappano di dosso un pò brutalmente non è per caso o per gratuita malignità, ma per farci vedere chiaro e costringerci ad una perfezione dinanzi alla quale recalcitriamo. Perché, appena afferriamo un filo di verità o un filino d’ideale, noi tendiamo malauguratamente a rinchiuderli a tripla mandata in un’ermetica e infallibile struttura, e a non muoverci più di lì.

In altri termini, queste forze poco garbate rappresentano strumenti di progresso sia per ciascun individuo che per il mondo. ‘Quel che ti fa cadere a terra è quel che ti fa rialzare’, dice nella sua saggezza il Kularnava Tantra. Noi ci lamentiamo delle ‘catastrofi’ apparentemente inutili e arbitrarie che vengono a colpirci al cuore o nella carne e accusiamo il ‘Nemico’: ma non sarà magari proprio l’anima – non la mente esterna, ma lo spirito interiore – ad avere accettato e SCELTO tutto ciò come parte del suo sviluppo, per poter attraversare rapidamente le esperienze necessarie, per abbreviarle – durchhauen -. anche a rischio o a prezzo di un grande danno per il corpo e per la vita esteriore?

Per l’anima in crescita, per lo spirito dentro di noi, difficoltà, ostacoli e attacchi non possono essere magari un mezzo per crescere, per acquistare nuova forza, per allargare le proprie esperienze, per esercitarsi alla vittoria spirituale?

Noi ci scagliamo contro il male: ma se il male non stesse sempre lì ad assediarci e a sfidarci, da un pezzo avremmo inscatolato la Verità eterna in un breviario di piccole virtù, da un bel pezzo l’avremmo sistemata una volta per tutte. La Verità è sempre in movimento, invece, la Verità corre sempre avanti, e i prìncipi delle tenebre servono a vigilare, magari un po’ brutalmente, che non si addormenti. Le negazioni di Dio ci aiutano quanto le sue affermazioni, dice Sri Aurobindo. E Mère aggiunge: L’Avversario sparirà solo quando non sarà più indispensabile al mondo. Noi sappiamo benissimo che è necessario, come la pietra di paragone lo è per l’oro, per indicarci il nostro grado di verità.

Forse, tutto sommato, Dio non è un puro punto matematico fuori dal mondo. Forse tutto questo mondo è Lui, è Lui tutta questa imperfezione che soffre e fatica per diventare perfetta quaggiù e per ricordarsi di Sé.Di fronte alle forze avverse il rimedio è lo stesso che per le altre vibrazioni: il silenzio, un’immobilità interiore che lasci passare l’ondata. Forse non riusciremo a far sparire subito gli attacchi; ma sempre di più ci sembreranno toccare soltanto la superficie del nostro essere. Potranno magari scuoterci, sconvolgerci; ma sentiremo, in fondo a noi, quel ‘testimone’ che non viene scalfito da nulla – che non è mai scalfito – e che non soffre mai. Cadremo e ci rialzeremo di nuovo, ma ogni volta saremo diventati più forti. I1 solo peccato è lo scoraggiamento.

In pratica, il ricercatore dello yoga integrale sarà molto più esposto degli altri (Sri Aurobindo diceva spesso che il suo yoga è una BATTAGLIA), perché vuole TUTTO INGLOBARE NELLA SUA COSCIENZA, senza scartare niente, perché sa che non esiste solo un passaggio da forzare per andare verso la beatitudine superiore, o solo un guardiano del tesoro da sconfiggere; ma molti passaggi, a destra e a sinistra, in alto e in basso, a tutti i livelli dell’essere, e che i tesori da scoprire sono più d’uno.

Brano tratto dal libro di Satprem: “SRI AUROBINDO l’avventura della coscienza”



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