di Maurizio Falcioni
"Metta" è una pratica universale, capace di cambiare il pensiero e diffondere buone vibrazioni di amore e pace a tutti gli esseri. Ogni persona volenterosa può dedicarsi a questa pratica, integrandola nel proprio stile di vita. L'unica, indispensabile condizione è sentire profondamente e con assolutà onestà di essere in grado di seguirla
Quando una goccia si infrange sulla superficie dell’acqua, piccole onde di vibrazione si sprigionano generando un effetto a catena di inimmaginabile perfezione. Un movimento inarrestabile si diffonde equanime verso l’esterno, toccando ogni cosa, compresa l’anima di chi osserva. Questo è un movimento all’unisono che non vede distinzione e si attiva partendo da un centro, lì dove c’è stato l’incontro tra la volontà e la natura di ogni fenomeno.
Questa è Metta-bhavana, la pratica dell’amore compassionevole. Il termine bhavana si riferisce alla coltivazione mentale, ossia all’abbandono degli stati nocivi e allo sviluppo degli stati salutari. L’origine di questa pratica, che risale ai tempi del Buddha, era e continua ad essere il miele per ogni praticante della meditazione consapevole. Il Buddha ne diffondeva l’uso come saggia conclusione dopo la meditazione; un momento dove la mente si concede completamente per diffondere l’intento originario dell’amore e portare beneficio a tutti gli esseri.
La condizione ideale per la mente
Dopo la meditazione, quando la mente ha raggiunto un buon livello di concentrazione che ha creato dentro di noi uno spazio sufficiente per dedicarci completamente al mondo esterno e mandare buone vibrazioni di pace e amore, allora possiamo cominciare la pratica di Metta. E’ quindi evidente che non sempre siamo predisposti a questo tipo di pratica, la regola ci impone di verificare con accuratezza il nostro stato mentale e fisico, cercando di capire se ci sono grosse impurità (sotto forma di sensazioni grossolane), che impediscono di raggiungere una condizione ideale per la mente.
Lo stato mentale che garantisce un reale effetto, come quello che si può vedere appunto nella goccia che si infrange sulla superficie dell’acqua, è garantito dall’equanimità; potremmo anche immaginarlo come un completo stato di rilassatezza, un grande fiume che scorre senza trovare ostacoli, fluidificando l’intero Essere.
Metta è la pratica che ci aiuta a purificare la mente, a pulire il nostro specchio ogni giorno con dedizione amorevole ed una fede incrollabile. Nel tempo gli effetti sono irreversibili; una mente educata all’amore compassionevole diviene come un toro domato, docile e disponibile pronto ad impiegare l’intera sua forza per il bene altrui e del proprio padrone. La mente ed il padrone devono divenire la stessa cosa, non dovrebbe esserci distinzione tra i due, una disgiunzione come sappiamo genera attrito e sofferenza. E’ proprio questo attrito che viene lentamente sciolto con la pratica di Metta; ogni giorno lo sguardo interiore si rivolge verso l’esterno. Non più io, non più mio, soltanto uno insieme con tutti gli esseri. I miei meriti vengono condivisi, la mia felicità viene condivisa, la mia pace viene condivisa.
Un sano egoismo
Se ancora non avete trasceso quel fastidioso rapporto con la coscienza, la mente e la materia, allora dovreste lasciare un giusto margine per voi stessi, per poter dirigere le poche vibrazioni di amore e compassione che avete generato, verso di voi, consapevoli che il solo tentativo di rivolgerle verso l’esterno risulterebbe un atto di fede meccanicistico imposto da una dottrina coercitiva. Metta è in verità un atto di fede prima di tutto verso la propria anima, la più alta manifestazione della verità su chi sentiamo di essere in quell’esatto momento. Se sono pieno di impurità mentali allora il mio tentativo di mandare amore e compassione verso il mondo sarà un tentativo inutile, mentre al contrario la volontà di riconoscerlo con umiltà, risulterebbe di grande effetto e beneficio.
La scostante attività mentale ci spinge a metterci al centro dell’Universo come se la nostra sofferenza fosse l’unica ad avere senso. In verità la sofferenza si percepisce in ogni essere vivente, in essa si manifesta la nobile verità che il Buddha con assoluta compassione ha voluto farci vedere. Riconoscere la sofferenza in ogni essere è la base di una intensa presenza di Metta dentro di noi; liberandoci in questo modo dalla rete di condizionamenti inflitta dall’identificazione con l’io.
Un antidepressivo potentissimo
Gli effetti della pratica di Metta sono stati verificati dall’esperienza diretta di migliaia di meditatori in tutto il mondo. L’uso costante della pratica di amore compassionevole è un vero e proprio antidoto alle negatività mentali, ai pensieri disfunzionali, quelli che sono causa della perdita di energia vitale. Ogni giorno l’intera struttura fisica e mentale viene sottoposta ad un check-up e, dopo essersi accertati di mantenersi ben disposti alla pratica, diventiamo come piccole gocce che si immergono nell’enorme mare dell’esistenza diffondendo vibrazione di Amore all’infinito.
Questa continua disponibilità verso l’esterno indebolisce lentamente la struttura dell’ego, che è la causa della depressione e della sofferenza. Alla base di questa difficile fase iniziale, una persona afflitta da depressione dovrebbe lavorare principalmente sulla determinazione per fare in modo che le buone vibrazione di Metta lentamente penetrino dentro la struttura cellulare e quindi atomica dell’intero essere. E’ la nostra vibrazione a cambiare; parole di amore compassionevole e benevolenza hanno una particolare vibrazione; per riuscire ad influenza l’intera struttura è evidente che ci vuole tempo ed intensità. Senza ombra di dubbio il tempo sarà compagno e testimone di uno straordinario cambiamento che influenzerà ogni cosa intorno a noi.
Come praticare Metta
Il Buddha donò al mondo un insegnamento puro e limpido come l’acqua; la riscoperta della legge naturale alla base della quale si trova il segreto per liberarsi da tutte le sofferenze. Metta è parte di questo segreto e come parte non può essere praticata isolatamente. Per avere un effetto reale deve essere integrata nel modo in cui fu insegnato dal Buddha.
E’ evidente che produrre buone vibrazioni di pace e amore per tutti gli esseri non dovrebbe risentire di limiti e limitazioni, ma all’interno del puro insegnamento il Buddha attribuisce alla pratica della Metta un ruolo specifico che va ad inserirsi alla fine di ogni meditazione come epilogo di un processo scaturito dalla meditazione stessa. La pratica che insegnava il Buddha (Vipassana) ci permette di fare una complicata operazione chirurgica sulla mente; ed è proprio alla fine di ogni intervento che, praticando Metta, innestiamo piccoli semi di amore e compassione, capaci in seguito di germogliare e produrre buoni frutti.
Non possiamo nascondere che al giorno d’oggi in Oriente, ma soprattutto in Occidente, sono nati numerosi metodi e discipline che traducono gli antichi insegnamenti in maniera piuttosto rudimentale, qualche volta distorcendoli fino renderli inutilizzabili. Non possiamo però escludere la pratica di Metta pensando che debba essere per forza inclusa all’interno del puro insegnamento del Dhamma. Metta dovrebbe essere inclusa in qualsiasi pratica, al temine di ogni sessione di meditazione, che sia una meditazione fatta a gambe incrociate oppure correndo o scalando una montagna, oppure riproducendo antichi movimenti del corpo; al termine, dopo aver analizzato la struttura mentale e fisica, il nostro intento di guarigione dovrebbe essere rivolto verso tutti gli esseri, visibili ed invisibili, vicini e lontani, grandi e piccoli, umani o non umani.
Una qualità della mente
Come un’onda circolare che da un ipotetico centro si sprigiona verso l’esterno, Metta si diffonde da noi verso ogni cosa, senza distinzione alcuna, senza più alcun attrito interno doniamo compassionevolmente il nostro augurio di felicità, serenità e gioia a tutti gli esseri, attraversando incomprensioni, risentimenti e vecchie ferite. Nel tempo la pratica costante della meditazione e l’abitudine a praticare Metta diverrà una qualità della mente che, educata, comincerà spontaneamente ad osservare il mondo esterno con sentimenti di amore e compassione verso tutti gli esseri.
All’inizio è possibile che si percepisca una forte resistenza, ma la coltivazione incessante della pratica di Metta condurrà ogni serio praticante a fare esperienza diretta della radice stessa dalla quale ogni illuminato ha coltivato il proprio personale seme della liberazione. La frequenza benefica di pace e amore con la quale ci sintonizzeremo, per risonanza, si unirà ad una rete più vasta che nel tempo capiremo essere una protezione, nella quale prendere rifugio. Il Buddha parlava di prendere rifugio nella triplice gemma: la gemma del Buddha, cioè della buddhità che risiede dormiente in ogni essere umano, la gemma del Dhamma, cioè la legge naturale dalla quale si produce il frutto dell’illuminazione e la gemma del Shanga, la comunità delle persone sante e risvegliate che operano e vegliano su ogni serio praticante della nobile disciplina.
Metta è la giusta conclusione che dovrebbe seguire ogni nostra azione, è la linfa che nutre e guarisce l’organismo in quanto vibrazione. In essa non c’è nulla di meccanico, non si tratta di ripetere mentalmente una preghiera o un mantra mentre si contano i grani di un rosario; ogni praticante sarà artefice della propria personale onda benefica di Metta, spinto dalla creatività e dal proprio intuito che detteranno le parole e la giusta intensità capaci di produrre un perfetto allineamento tra il pensiero, la parola e l’azione.
La preghiera di Metta
Che io possa perdonare tutti coloro che consciamente o inconsciamente, volontariamente o involontariamente mi hanno fatto del male con le loro azioni fisiche, vocali o mentali.
Che io possa essere perdonato, da tutti coloro ai quali consciamente o inconsciamente, volontariamente o involontariamente ho fatto del male con le mie azioni fisiche, vocali o mentali.
Tutti sono miei amici, nessuno è mio nemico
Tutti sono miei amici, nessuno è mio nemico
Che tutti gli esseri dividano con me i miei meriti, la mia pace, la mia armonia, la mia felicità.
Che tutti gli esseri siano felici, in pace, liberati, liberati, liberati.