Friedrich Nietzsche : dell'uomo superiore
Tratto dal libro "Così parlò Zarathustra" di Friedrich Nietzsche
1. Quando giunsi la prima volta tra gli uomini, commisi la stupidaggine del solitario, la grande stupidaggine: andai al mercato.
E quando parlai a tutti, non parlai a nessuno. A sera i miei compagni erano funamboli e cadaveri e io stesso ero quasi cadavere.
Con il sorger del nuovo mattino, però, mi venne una nuova saggezza e imparai a dire : "Che cosa mi importano mercato e plebe e chiasso di plebe e lunghe orecchie di plebe!"
E voi uomini superiori questo imparate da me: al mercato nessuno crede agli uomini superiori. E se volete parlare là, sia! Ma la plebe ammiccherà: "Siamo tutti uguali.
Voi uomini superiori" così ammicca la plebe "Non esistono uomini superiori: siamo tutti uguali, un essere umano è un essere umano; dinanzi a dio siamo tutti uguali!"
Dinanzi a dio! Ma ora questo dio è morto. Tuttavia dinanzi alla plebe non vogliamo essere uguali .
O uomini superiori, allontanatevi dal mercato!
2. Dinanzi a dio! Ora però questo dio è morto! Uomini superiori, questo dio era il vostro grande pericolo.
Da quando giace nel sepolcro, voi siete di nuovo resuscitati. Solo ora viene il grande mezzogiorno, solo ora l'uomo superiore diventa signore!
Avete capito questo discorso. fratelli miei? Siete spaventati, il vostro cuore ha il capogiro? Si spalanca qui per voi l'abisso? Abbaia furiosamente qui contro di voi il cane infernale?
Orsù! Orsù! Uomini superiori! Solo ora la montagna partorisce il futuro dell'uomo. Dio è morto: Ora noi vogliamo che il superuomo viva.
3. I più solleciti chiedono oggi: "Come conservare l'essere umano?" Ma Zarathustra unico e primo chiede: "Come verrà superato l'essere umano?"
A me sta a cuore il superuomo, quello è per me il primo e l'unico, non l'essere umano: non il prossimo, non il più povero, non il più sofferente, non il migliore. O fratelli miei quello che posso amare dell'essere umano è che egli è un passaggio e un tramonto. E anche in voi c'è molto che mi fa amare e sperare.
Che voi disprezziate, voi uomini superiori, mi fa sperare. I grandi spregiatori infatti sono i grandi veneratori. Che voi abbiate sperato, merita onore.
Voi non avete infatti imparato a rassegnarvi, voi non avete imparato le piccole astuzie.
Oggi infatti la gente da poco è diventata padrona: predicano tutti rassegnazione e modestia e astuzia e laboriosità e riguardo e il lungo eccetera delle piccole virtù.
Ciò che è di natura femminea, servile e soprattutto miscuglio plebeo: questo ora vuol diventare signore di ogni destino umano: o schifo! schifo! schifo!
Questo chiede e chiede e non si stanca: "Come si conserva nel modo migliore, più piacevole e più a lungo l'essere umano?"
Con questo essi sono i signori di oggi.
Superatemi questi signori di oggi, o fratelli miei, questa gente da poco: sono loro il maggiore pericolo del superuomo!
Superatemi! Voi uomini superiori, le piccole virtù, le piccole astuzie, i riguardi per i granelli si sabbia, il brulichio delle formiche, il miserabile benessere, la 'felicità del più'!
Disperate piuttosto che rassegnarvi. E, in verità, vi amo perché oggi non sapete vivere, o uomini superiori! Così infatti voi vivete nel modo migliore!
4. Avete coraggio, fratelli miei? Avete fegato? Non coraggio dinanzi ai testimoni, ma il coraggio dei solitari e delle aquile, quello che nessun dio vede?
Anime fredde, bestie da soma, ciechi, ebbri: per me non sono coraggiosi. Ha coraggio chi conosce la paura, ma sottomette la paura; chi guarda l'abisso, ma con occhi d'aquila, chi afferra l'abisso con artigli d'aquila: quegli ha coraggio.
5. "L'esser umano è cattivo": così mi dissero per consolarmi tutti i più saggi. Ah, se solo fosse ancora vero oggi! La cattiveria, infatti, è la migliore forza dell'uomo.
"L'essere umano deve diventare migliore e più cattivo" così insegno io. Il peggio è necessario per il meglio del superuomo.
Questo poteva andare bene per quel predicatore della gente da poco, che soffrì e scontò il peccato degli uomini. Ma io mi rallegro del grande peccato come della mia più grande consolazione.
Ma questo non è detto per chi ha lunghe orecchie. Non ogni parola è confacente ad ogni bocca. Queste sono cose fini e lontane: verso di esse non possono protendersi unghie di pecore!
6. Uomini superiori, credete che sia venuto per riparare quel che voi avete guastato?
O che intenda da ora in poi preparare un giaciglio comodo per voi che soffrite? O per mostrare nuovi sentieri più facili a voi incerti, smarriti, spersi nella salita?
No! No! Tre volte no! Sempre di più sempre i migliori della vostra specie devono morire; voi infatti avrete vita sempre più tremenda e difficile. Solo così, solo così cresce a quell'altezza l'essere umano, dove lo coglie il fulmine e lo spezza: abbastanza in alto per il fulmine!
Al poco, al lungo, al lontano sono rivolti la mia mente e il mio desiderio: che cosa me ne importa della vostra piccola, breve sventura!
Per me voi non soffrite abbastanza! Voi infatti soffrite in voi stessi, non avete ancora sofferto nell'essere umano. Mentireste se diceste il contrario! Nessuno di voi soffre di quello per cui ho sofferto io.
7. Non mi basta che il fulmine non faccia più danni. Non voglio deviarlo: Esso deve imparare a lavorare per me.
La mia saggezza si raccoglie già da lungo tempo simile a una nube, essa si fa più silenziosa e scura. Così fa ogni saggezza che un giorno deve partorire fulmini.
Non voglio essere luce per questi uomini di oggi, non voglio essere chiamato luce: io voglio abbagliare. Fulmine della mia saggezza! Cava loro gli occhi!
8. Non vogliate nulla al di sopra della vostra possibilità: c'è una falsità malvagia in coloro che vogliono al di sopra della loro possibilità. Soprattutto quando vogliono grandi cose! Essi infatti destano sfiducia nelle grandi cose, questi fini falsari e attori: sinché alla fine diventano falsi dinanzi a se stessi, strabici, tarlature imbiancate, ricoperti di forti parole, di virtù affisse, di false opere lucenti.
Mettete in questo molta attenzione, uomini superiori! Nulla, infatti, mi risulta oggi più prezioso e raro dell'onestà.
Non è questo l'oggi della plebe? Ma la plebe non sa cosa è grande, piccolo, retto e onesto: essa è innocentemente distorta, mente sempre.
9. Abbiate oggi una sana diffidenza, uomini superiori, voi coraggiosi! Dal cuore aperto! E tenete segrete le vostre motivazioni! Questo oggi infatti è della plebe.
Quello che la plebe un giorno imparò a credere senza motivazioni, chi potrebbe rovesciarglielo con motivazioni? Sul mercato inoltre si convince con i gesti. Le motivazioni, invece, rendono diffidente la plebe.
E se una volta vince la verità, chiedetevi con giusta sfiducia: "Quale forte errore ha combattuto per lei?"
Guardatevi anche dai dotti! Essi vi odiano: perché sono sterili! Essi hanno freddi occhi prosciugati, dinanzi a loro ogni uccello giace spennato.
Costoro si vantano di non mentire: ma l'impotenza a mentire non è ancora amore per la verità. State in guardia.
La mancanza di febbre non vuole ancora dire possedere conoscenza! Non credo agli spiriti raffreddati. Chi non sa mentire non sa che cos'è la verità.
10. Se volete salire in alto usate le vostre gambe! Non fatevi portare su, non sedetevi sulle schiene e nelle teste altrui!
Tu però sei salito a cavallo? Ora cavalchi rapido verso al tua meta? Orsù, amico mio! Ma anche il tuo piede zoppo sta a cavallo con te!
Quando giungerai alla tua meta, quando salterai dal tuo cavallo: proprio sulla tua cima, uomo superiore, inciamperai!
13. Non siate virtuosi al di là delle vostre forze! E non pretendete nulla da voi di inverosimile!
Ricalcate le orme già impresse dalla virtù dei vostri padri! Come pensate di poter salire in alto se non sale insieme con voi la volontà dei vostri padri?
Ma chi vuole essere il primo, badi di non diventare l'ultimo! E dove i vostri padri furono viziosi, non vogliate voi sembrare santi.
Che dire se colui i cui padri amavano le donne, i vini forti e la carne di cinghiale, pretendesse da se stesso la castità?
Sarebbe una follia! Mi pare già molto se si accontentasse di essere marito di una O due o tre donne.
Se poi fondasse conventi e sulla porta scrivesse: ‘La vita verso la santità’ io direi: “a che scopo! È un'altra stoltezza!”
Egli fondò per sé un penitenziario e un rifugio: buon pro gli faccia! Ma io non ci credo.
Nella solitudine cresce ciò che uno si porta dentro, anche la bestia interiore. Per questo la solitudine si sconsiglia a molti.
Sinora sulla terra c'è stata cosa più sporca degli anacoreti dei deserti? Attorno a loro non c'era solo il diavolo, ma anche il porco.
14. Schivi, umiliati, goffi, simili a una tigre che ha fallito il salto: così vi ho visti spesso, voi uomini superiori, strisciare di lato. Avete fallito un lancio.
Ma, o giocatori di dadi, che cosa importa! Non avete imparato a giocare e a beffare come si deve!
Non stiamo forse sempre seduti a un grande tavolo da gioco e da beffa?
E se avete fallito qualcosa di grande, siete forse falliti voi stessi per questo? E se anche siete falliti voi, fallisce forse per questo l'essere umano? Se anche è fallito l'essere umano: su! Coraggio!
15. Una cosa tanto più è alta di qualità, tanto più raramente riesce. Voi qui uomini superiori, non siete forse tutti falliti?
State di buon animo, che cosa importa! Quante cose sono ancora possibili! Imparate a ridere di voi stessi come si deve ridere!
Che cosa c'è da stupirsi inoltre, se siete falliti e riusciti a metà, voi mezzo-spezzati! Non preme e urge in voi il futuro dell'essere umano?
Quanto di più lontano, profondo, elevato come le stelle c'è nell'uomo, la sua forza immensa: non ribolle tutto alla rinfusa nella vostra pentola?
Che cosa c'è da stupirsi se alcune pentole si spezzano! Imparate a ridere di voi stessi, come si deve ridere! Uomini superiori, oh quante cose sono ancora possibili!
In verità, quante cose sono già riuscite! Quanto è ricca questa terra di piccole cose perfette, di cose riuscite!
Attorniatevi di piccole cose buone e perfette, uomini superiori! La loro adorata maturità guarisce il cuore. La perfezione insegna a sperare.
16. Qual è stato fino a oggi sulla terra il peccato più grave? Non è forse stato la parola di colui che disse: “Guai a coloro che qui ridono!”
Non trovò dunque motivi per ridere sulla terra? Allora cercò male. Anche un bambino riuscirebbe a trovarne.
Egli non amava abbastanza: altrimenti avrebbe amato anche noi che ridiamo! Invece ci odiò e ci scherni e ci promise pianti e stridor di denti.
Bisogna subito maledire se non si ama? Questo mi sembra di cattivo gusto. Ma così fece quell’assolutista. Egli veniva dal popolo.
Egli stesso non amo abbastanza: altrimenti si sarebbe incollerito di meno per il fatto che non lo amavano. Ogni grande amore non vuole amore vuole di più.
State alla larga da tutti gli assolutisti del genere! È una povera razza malata, una razza plebea: essi guardano questa vita con malanimo, su questa terra gettano il malocchio.
State alla larga da tutti gli assolutisti del genere! Hanno i piedi pesanti e il cuore soffocante: non sanno danzare. Come potrebbe la terra essere lieve per gente simile?
17. Tutte le cose buone si avvicinano curve alla loro meta. Come i gatti esse fanno la gobba, dentro di sé fanno le fusa pensando alla loro vicina felicità, tutte le cose buone ridono.
Il passo rivela se uno cammina già sulla sua strada: guardatemi quindi camminare! Ma chi si avvicina alla sua meta, danza.
E, in verità, non sono diventato una statua, non sono rigido, ottuso, impietrito, una colonna; io amo la rapida corsa. E se sulla terra esistono anche paludi e grosse malinconie, chi ha il piede lieve supera anche il fango e riesce a danzarci sopra come sul ghiaccio liscio.
Elevate i vostri cuori, fratelli miei, in alto! Più in alto! E non dimenticate Le vostre gambe! Elevate anche le vostre gambe, voi buoni danzatori, e meglio ancora: reggetevi sulla testa!
18. Questa corona del ridere, questa corona del rosario: io stesso mi sono messo in testa questa corona, io stesso ho dichiarato santo il mio riso. Nessun altro ho trovato oggi abbastanza forte per farlo.
Zarathustra il danzatore, Zarathustra il lieve, che fa cenno con le ali, uno pronto a volare, che fa cenno a tutti gli uccelli, pronto e disposto, felice nella sua leggerezza:
Zarathustra che dice il vero, Zarathustra che ride il vero, non impaziente, non intollerante, uno che ama i salti e gli scarti; io stesso mi sono messo sul capo questa corona!
19. Elevate i vostri cuori, fratelli miei in alto! Più in alto! E non dimenticate le vostre gambe! Elevate anche le vostre gambe, voi buoni danzatori, e meglio ancora: reggetevi sulla testa!
Anche nella felicità ci sono animali pesanti, ci sono alcuni che hanno piedi deformi fin dalla nascita. Stupefacentemente si danno da fare, simili a un elefante che si sforza di mettersi a testa in giù.
Ma meglio essere folli di felicità che folli di infelicità, meglio danzare goffi che camminare zoppi.
Così imparate da me la mia saggezza: anche la cosa peggiore ha due buoni rovesci, anche la cosa peggiore ha buone gambe per danzare: così imparate, voi uomini superiori, a mettervi sulle vostre vere gambe!
Disimparatemi quindi a dar voce alla tristezza e ad ogni tristezza plebea! O come mi sembrano ancora oggi tristi i buffoni della plebe! Ma questo oggi è proprio della plebe.
20. Fate come il vento, quando precipita dalle sue caverne montane: vuol danzare al suolo della sua stessa musica, i mari tremano e saltano sotto le orme dei suoi piedi.
Lodato sia questo buono spirito indomito che mette le ali agli asini, che munge la leonessa, che a tutto l'oggi e a tutta la plebe giunge come un vento tempestoso, che è nemico delle teste di cardo e di coloro che arzigogolano e di tutte le foglie appassite e di tutte le erbacce: lodato sia questo selvaggio buono spirito tempestoso, che danza sulle paludi e sulle afflizioni come fossero prati!
Che odia i cani intisichiti della plebe e la triste razza di tutti i falliti: Lodato sia questo spirito di tutti gli spiriti liberi, la tempesta ridente, che soffia la polvere negli occhi a tutti coloro che vedono nero, a coloro che si consumano nel nero!
Voi uomini superiori, la vostra cosa peggiore è che tutti quanti non avete imparato a danzare come si deve, a danzare al di là di voi stessi! Che cosa importa se avete fallito!
Quante cose sono ancora possibili! Così imparate a ridere al di sopra di voi stessi! Elevate i vostri cuori, voi buoni danzatori, in alto! Più in alto! E non dimenticatemi la buona risata!
Questa corona del ridente, questa corona del rosario: a voi, fratelli miei, getto questa corona! Io ho dichiarato santo il ridere: voi uomini superiori, imparatemi a ridere!
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